Acromion: anatomia e funzioni
L’acromion, o processo acromiale (dal greco akos, ossia “il più alto”), è una parte ossea della scapola, che contribuisce a comporre la struttura anatomica dell’arto superiore, in particolare nel complesso articolare della spalla. È un prolungamento osseo che si estende tra la spina della scapola e la clavicola.
Vista la sua localizzazione fornisce con un’estremità la superficie di contatto per l’articolazione acromioclaveare, mentre con l’altra dona continuità ossea alla spina della scapola.
L’acromion ospita l’inserzione di due muscoli che determinano i movimenti di omero, scapola e rachide cervicale. Analizziamo ora la morfologia dell’acromion nello specifico, premessa fondamentale per comprenderne l’importanza per la funzionalità di tutto il complesso scapolo-omerale.
Anatomia dell’acromion
Per descrivere l’anatomia dobbiamo necessariamente comprendere dove si trova l’acromion.
L’acromion è un processo osseo che insieme al resto della scapola, alla clavicola e all’omero forma il complesso scapolo-omerale e ne garantisce supporto per il movimento. Vi si distinguono una faccia superiore ed una inferiore, un margine interno e uno esterno. Si estende lateralmente e anteriormente, formando un tetto orizzontale sopra la fossa glenoidea della scapola.
L’estremità distale possiede una faccetta clavicolare, rivolta verso l’interno e lievemente verso l’alto, grazie alla quale può articolarsi con la corrispondente faccetta acromiale della clavicola, andando a formare l’articolazione acromioclaveare.
Le superficie articolare acromiale può essere appiattita o leggermente convessa. Proprio in virtù della sua forma piatta, l’artrocinematica dei movimenti di rotazione e scivolamento di questa articolazioni sono minimi, con una predominanza del movimento di scivolamento, stabilizzato da legamenti anteriori, posteriori e dai legamenti coraco-clavicolari trapezoide e conoide.
Il margine laterale dell’acromion è spesso e di forma irregolare, ed è caratterizzato da tre o quattro piccole protruberanze ossee chiamate tubercoli, che ospitano i fasci del muscolo deltoide nella sua porzione intermedia. Il margine mediale, che si presenta più corto di quello laterale, è concavo, e fornisce sede di inserzione per il muscolo trapezio, nei suoi fasci intermedi.
L’acromion può presentarsi nell’essere umano con tre diverse tipologie di forma: di tipo 1 (piatta), di tipo 2 (curva), di tipo 3 (uncinata). Diversi studi scientifici concordano nell’indentificare la forma curva come quella più comune nella popolazione.
Acromion e omero non hanno superfici articolari ben distinte che li uniscono tra loro, ma stringono tuttavia intimi rapporti attraverso il cosiddetto spazio sub-acromiale, che unisce la protuberanza ossea ad uncino chiamata processo coracoideo e l’acromion, formando l’arco coracoacromiale. All’interno di questo spazio si interpongono alcuni tessuti molli tra cui il muscolo sovraspinato, la borsa sub-acromiale, il tendine del capo lungo del bicipite e parte della capsula superiore. L’interposizione di questi tessuti fa in modo che il cosiddetto spazio sub-acromiale diventi uno spazio solo “virtuale”, che in realtà è interamente occupato.
Funzioni dell’acromion
L’acromion ha essenzialmente tre funzioni principali: fornisce la superficie articolare per l’articolazione acromioclaveare, fondamentale per l’arto superiore, si presta come punto di inserzione ossea dei muscoli deltoide e trapezio nei loro fasci intermedi, e rappresenta infine un’utile barriera di protezione per l’articolazione della spalla da stress esterni.
L’acromion è quindi una parte anatomica fondamentale per il movimento di tutto l’arto superiore. Permette un supporto funzionale nella regolazione del movimento scapolare e permette ai muscoli che vi sono inseriti di eseguire le loro funzioni partendo da una base ossea solida. Queste caratteristiche rendono l’acromion fondamentale per i movimenti dell’arto superiore, come nel sollevare il braccio sopra la testa o afferrare oggetti davanti a noi, permettendo di esprimere il massimo del potenziale di movimento.
Lussazione dell’acromioclaveare
L’articolazione acromioclaveare è molto soggetta alla lussazione per la natura inclinata che la contraddistingue e l’elevata probabilità di ricevere importanti forze di taglio. Le lussazioni o sublussazioni di tale articolazione sono relativamente comuni negli sport da contatto come rugby e football americano, costituendo il 40% di tutti gli infortuni alla spalla in queste discipline sportive.
Sebbene la maggior parte dei danni a questa articolazione in questi sport sia rappresentata da distorsioni parziali, si verificano spesso anche lussazioni complete. Le forze di taglio orizzontali causate da urti tra la spalla e superfici esterne vengono contrastate principalmente dai legamenti capsulari superiori ed inferiori dell’articolazione, aiutati anche dal legamento coracoclaveare. Talvolta la forza applicata alla scapola supera la resistenza alla trazione dei legamenti, causandone la rottura. Un trauma all’articolazione acromioclaveare e ai suoi legamenti può determinare alterazioni del movimento e deviazioni posturali della scapola rispetto al torace, e questa instabilità può portare all’insorgere di artrosi post-traumatica.
Acromion e impingement subacromiale
Il termine impingement è di frequente utilizzato sia nel mondo clinico che in quello del fitness per descrivere le dinamiche sottese a un infortunio alla spalla, oppure per descrivere i possibili rischi di alcuni esercizi in palestra, come le alzate laterali eseguite in intrarotazione di omero e le tirate al mento. In questi casi per “impingement” generalmente intendiamo un “intrappolamento” dei tessuti molli, ossia tendini e borse, tra la testa dell’omero e l’arco coracoacromiale.
L’intimo rapporto tra le superfici articolari in questa zona prevede di default uno “schiacciamento” dei tendini e della borsa, ma nonostante ciò, in condizioni di salute e di efficiente funzionalità gli stress vengono dosati in maniera ideale, mantenendo la pressione a livelli fisiologici e ben compensati. I problemi a questo livello invece possono nascere a seguito di alterazioni strutturali tendinee o ossee, e a seguito di alterazioni funzionali nella sinergia di movimento tra omero e scapola. In questi casi le forze compressive tra omero e acromion possono aumentare, favorendo l’insorgenza di lesioni o infiammazioni.
In letteratura, tra i fattori predisponenti impingement e lesioni a carico dei muscoli della cuffia dei rotatori, sono stati identificati la forma dell’acromion di tipo 3 ( o ad uncino) e l’artrosi dell’articolazione acromioclaveare. Tali condizioni sono riportate tipicamente in soggetti sopra i 40 anni di età, e possono contribuire a restringere lo spazio sub-acromiale aumentando la pressione sui tessuti molli interposti.
Acromion e chirurgia: davvero utile?
A causa della correlazione riscontrata tra la forma dell’acromion e l’instasurarsi di impingement subacromiale e lesioni a carico della cuffia dei rotatori, per molto tempo è stato proposto un approccio chirurgico nominato intervento di “decompressione subacromiale” o “acromionplastica”, che prevede la rimozione chirurgica dello sperone osseo e dei tessuti molli del margine anteroinferiore dell’acromion, con l’obbiettivo di aumentare lo spazio subacromiale, riducendone la pressione interna.
Recenti studi tuttavia hanno messo in luce che l’efficacia di tale intervento non è verificata, poiché sono stati riscontrati i medesimi risultati in pazienti sottoposti ad intervento di acromionplastica e pazienti sottoposti ad intervento “sham” , ossia un intervento chirurgico finto. Tali conclusioni suggeriscono come problematiche legate ad impingement subacromiale e disordini della cuffia dei rotatori vadano affrontate utilizzando una visione più ampia e multifattoriale del soggetto, e non puramente meccanica.
Note sull’autore
Dott. Andrea Gargiulo
Fisioterapista laureato con 110 e lode all’università di Padova.
Lavoro a Mestre – Venezia.
Contatto mail: andrea.garg@hotmail.it
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