Caseina ed effetti collaterali

Gli effetti collaterali del latte (che contiene caseina) possono essere di scarsa o notevole entità, a seconda del meccanismo patologico innescato; assumono quindi un ruolo determinante sia soggettività, sia il tipo di molecola “potenzialmente” responsabile.

Non è quindi un caso che il latte, e soprattutto le caseine, siano al centro di numerosi approfondimenti scientifici che mirano a identificarne la “reale” nocività. Infatti, come spesso accade in questi casi – ad esempio per il glutine – se da un lato le certezze accademiche rimangono scarse, dall’altro aumentano le teorie di dubbia fondatezza e attendibilità.

Ambienti come la palestra, ad esempio, offrono spesso “terreno fertile” al dilagare di congetture e falsi miti che fanno leva sulle insicurezze di chi “ascolta”.

Ecco perché in questo articolo cercheremo di riassumere tutte le nozioni più importanti che riguardano la relazione tra caseina e salute.

Cos’è la caseina e dove si trova

La caseina è una delle proteine del latte ed è presente, anche se con differenze chimiche e quantitative, in tutti i secreti mammari.

Sul piano nutrizionale, la caseina – o meglio, le caseine – hanno il grosso vantaggio di contenere un pool di amminoacidi essenziali (EAA) simile a quello umano; ciò ne determina il cosiddetto alto valore biologico (VB).

Il latte di vacca, che soddisfa la quasi totalità del consumo nazionale, contiene da 3,1 a 3,6 g di proteine per 100 ml – a seconda del livello di scrematura. Di queste, l’80% delle proteine totali nel latte è rappresentato dalle caseine (circa 2,7 g / 100 ml).

Nota: quello di asina invece, solo il 35%.

Caseina cancerogena: fa venire i tumori?

caseine nel latte rischi

È stato ipotizzato che il consumo di latte e derivati – più precisamente, delle proteine in essi contenuti – possa, in qualche modo, favorire lo sviluppo canceroso.

I dati a disposizione non giustificano questa teoria.

Una revisione scientifica intitolata “Dairy products and colorectal cancer risk: a systematic review and meta-analysis of cohort studies”, pubblicata nel 2012 su “Annals of Oncology”, suggerisce un probabile effetto protettivo del latte e dei suoi derivati nei confronti del tumore al colon – con beneficio massimo per chi consumava almeno tre bicchieri di latte al giorno.

Una meta-analisi intitolata “A Milk Protein, Casein, as a Proliferation Promoting Factor in Prostate Cancer Cells”, pubblicata su “The American Journal of Clinical Nutrition”, evidenzia un possibile effetto promuovente sul carcinoma prostatico da parte della caseina.

Un lavoro più recente (2020) intitolato “α-Casein Changes Gene Expression Profiles and Promotes Tumorigenesis of Prostate Cancer Cells”, ha cercato di fare maggiore chiarezza. I risultati hanno suggerito che:

<<l’α-caseina ha alterato l’espressione di un gran numero di geni correlati al cancro alla prostata, al fattore di trascrizione, alle vie apoptotiche, metaboliche e del ciclo cellulare, oltre alle vie di segnalazione della proliferazione cellulare previste […] L’α-caseina ha promosso la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule PC3 in condizioni prive di siero aumentando l’espressione di E2F1 e del suo gene bersaglio PCNA. L’α-caseina ha anche protetto le cellule PC3 dalla morte delle cellule autofagiche attivando il percorso PI3K/Akt attraverso l’attivazione di mTORC1, l’up-regulation di p70S6K e il down-regulation della formazione dell’autofagosoma LC3 >>.

Entrambe le sperimentali sono state tuttavia eseguite in vitro, direttamente sulle cellule cancerose, nutrendole con α-caseina e caseina totale. Sappiamo però che, previa digestione, i polipeptidi vengono ridotti ai singoli AA e non possono raggiungere nella loro forma biologicamente attiva i tessuti corporei.

Uno studio pubblicato sul “Journal of the National Cancer Institute” documenta un più alto rischio di recidiva del carcinoma mammario in donne che consumavano latte con frequenza elevata.

La spiegazione alla base di questo fenomeno potrebbe essere ricercata altrove, piuttosto che nei livelli di caseina.

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Caseina e intestino

intolleranza caseine nel latte

Il latte intero non è un alimento tra i più digeribili; ciò è vero non solo per gli intolleranti, ma anche per i soggetti sani.

Certo, stiamo parlando di un’attitudine che può cambiare notevolmente da soggetto a soggetto. Chi ha la fortuna di “digerire anche i sassi” potrebbe bere mezzo litro di latte prima di nuotare e senza grossi problemi. Ciò non vale, tuttavia, per la maggior parte delle persone.

Esistono poi dei metodi per aumentare la digeribilità globale del latte.

  • Il primo è la riduzione della quantità di grassi. Un latte scremato è molto più digeribile rispetto a quello intero;
  • Il secondo è proliferazione di microorganismi probiotici (acidificazione o fermentazione); ciò che ne risulta tuttavia, prende un nome specifico in base al processo (yogurt, leben, gioddu, kefir, koumis ecc.);
  • Il terzo è l’idrolisi del lattosio a glucosio e galattosio: stiamo parlando dei latti delattosati o, per così dire, ad “alta digeribilità”.

Allergia alla caseina

La caseina può essere responsabile di allergia alimentare.

Di comparsa precoce, questo genere di problematica tende a scomparire con l’accrescimento anche se, nei casi gravi, l’insorgenza può condurre allo shock anafilattico.

Poiché la caseina viene impiegata anche come additivo alimentare e il latte o i derivati sono ingredienti molto diffusi, la gestione dell’allergia alla caseina prevede molta attenzione.

Caseina e ritenzione idrica

cellulite e ritenzione idrica donna

Per ragioni poco note, alcuni temono che il consumo di caseina possa aumentare la ritenzione idrica.

La tendenza del corpo ad accumulare liquidi negli spazi interstiziali (tra le cellule) ha tuttavia un’eziologia soprattutto patologica (problemi cardiovascolari, renali, epatici, tiroidei o al sistema linfatico) o, al limite, para-fisiologica.

Non può essere invece scatenata semplicemente da un alimento o da un fattore nutrizionale; anche se, dati alla mano, il connubio tra sedentarietà e pessime abitudini alimentari ha un ruolo primario nel trattenere acqua più del normale.

Controindicazioni della caseina micellare

La micellare è una delle forme di caseina disponibili in commercio come supplemento nutrizionale in polvere.

Vengono ricavate con filtri fisici o semipermeabili o iono-selettivi, con grado di purezza variabile. Rispetto ad altre, mantengono più residui – ad esempio grassi.

Le caseine micellari conservano maggiormente la struttura originaria e la funzione biologica – compromessa in altre forme ricavate da mezzi più invasivi.

Le controindicazioni della caseina micellare sono le stesse delle altre tipologie di caseine; prima fra tutti, l’eventuale reazione allergica nei soggetti predisposti.

Non di meno, altre forme di reazioni avverse; stiamo parlando delle intolleranze, che siano diagnosticate come quella al lattosio (nel caso il prodotto ne conservi delle tracce), o solo presunte come l’intolleranza alla caseina della quale abbiamo parlato sopra.

Anche nei soggetti sani inoltre, magari semplicemente “sensibili”, assumere dosi eccessive di caseina potrebbe provocare disturbi gastrointestinali.

Per bambini, donne incinta e nutrici, e soggetti colpiti da patologie come l’insufficienza d’organo (reni, fegato) si consiglia di evitare l’assunzione o comunque consultare il medico.

Conclusioni: la caseina fa bene o fa male?

Assumere le proteine caseine fa male?

Nel soggetto sano, ad oggi, possiamo affermare che la caseina alimentare non fa né bene né male.

Se tollerata, può essere consumata ordinariamente nella dieta, anche come supplemento nutrizionale.

D’altro canto, in caso di reazioni avverse anche al latte e derivati delattosati, si consiglia di tentare l’esclusione della caseina dalla dieta. In caso miglioramento dei sintomi e, viceversa, di nuovo peggioramento al reinserimento della stessa, le possibilità di ridotta tolleranza sono molto elevate.

Diverso per i bambini piccoli che, invece, devono necessariamente seguire un regime nutrizionale specifico e idoneo allo stato funzionale del loro intestino – nel quale la caseina deve figurare in piccole quantità.

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Bibliografia

1. Horvath K, Papadimitriou JC, Rabsztyn A, Drachenberg C, Tildon JT. Gastrointestinal abnormalities in children with autistic disorder. J Pediatr. 1999 Nov;135(5):559-63. doi: 10.1016/s0022-3476(99)70052-1. PMID: 10547242.

2. Knivsberg AM, Reichelt KL, Høien T, Nødland M. A randomised, controlled study of dietary intervention in autistic syndromes. Nutr Neurosci. 2002 Sep;5(4):251-61. doi: 10.1080/10284150290028945. PMID: 12168688.

3. Küllenberg de Gaudry D, Lohner S, Schmucker C, Kapp P, Motschall E, Hörrlein S, Röger C, Meerpohl JJ. Milk A1 β-casein and health-related outcomes in humans: a systematic review. Nutr Rev. 2019 May 1;77(5):278-306. doi: 10.1093/nutrit/nuy063. PMID: 30722004.

Articolo della Dott.ssa Roberta Martinoli

Note sull’autrice:

Roberta Martinoli

Roberta ha iniziato a studiare nutrizione con la laurea in Scienze Agrarie e non ha più smesso fino alla laurea in Scienze della Nutrizione Umana e poi in Medicina e Chirurgia. Appassionata di questa materia è convinta che attraverso una sana alimentazione sia possibile fare vera prevenzione. Dell’opera di divulgazione vuole fare una vera e propria missione perché è convinta che solo attraverso la consapevolezza si possa indurre le persone a mangiare bene.”

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Dott.ssa Lucia Ienco

Biologa Nutrizionista laureata in Biotecnologie e in Scienze dell’Alimentazione. Capo-redattrice e articolista per il sito Project inVictus. Contatti: luciaienco.nutrizionista@gmail.com Maggiori informazioni

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