Amenorrea e aumento di peso
La parola “amenorrea” sembra abbastanza difficile (o comunque poco usata), eppure identifica un problema molto comune e caro al mondo femminile poiché consiste nell’assenza di un regolare ciclo mestruale. Come vedremo, non è una condizione che tra i sintomi a prescindere porta all’aumento di peso o ad ingrassare.
Esistono due famiglie principali di amenorrea, la primaria e la secondaria. Il primo caso si riscontra nel momento in cui non si ha mai avuto naturalmente il mestruo. Nel secondo caso, invece, si ha un’interruzione del ciclo per un tempo superiore ai tre mesi o una sua irregolarità per almeno sei mesi.
Nonostante il sintomo principale dell’amenorrea sia l’assenza di mestruo, le cause e le conseguenze che comporta possono essere diametralmente opposte. Ecco perché è fondamentale approfondire con accuratezza le origini del disturbo perché la cura, la dieta e anche l’allenamento cambiano radicalmente.
In alcuni casi, come nell’ amenorrea ipotalamica funzionale (AFI), l’eccesso di attività fisica o un’ingente perdita di peso determinano lo stop del mestruo. In altri casi, come nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), nella sindrome di Cushing o nell’interruzione di un anticoncezionale ormonale, l’amenorrea porta a ingrassare.
La prima cosa da fare in queste situazioni è analizzare in modo dettagliato i valori ormonali (TSH, testosterone, prolattina, FSH, LH, estradiolo, DHEA-S, AMH, 17-OHP) per capire come agire con allenamento, dieta ed eventualmente dal punto di vista farmacologico.
L’amenorrea provoca aumento di peso? Quando non arriva il ciclo si ingrassa?
Come accennato prima, esistono diversi tipi di amenorrea. In questo caso si tratterà solo dei casi in cui l’assenza di mestruo è associata ad un aumento di peso. In queste situazioni, le ragioni che portano ad ingrassare possono essere diverse. Le più comuni sono riassunte nella tabella sottostante.
POSSIBILI CAUSE | CARATTERISTICHE |
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Sindrome ovaio policistico (PCOS) | Disordine endocrino che porta a squilibri ormonali e alterazioni sistemiche (insulino-resistenza, diabete, obesità, alterazioni dell’umore) |
Sindrome di Cushing | Disordine endocrino caratterizzato da un eccesso di cortisolo nell’organismo, spesso causato da tumore ipofisario. |
L’interruzione di un contraccettivo ormonale | Molte donne che soffrono di PCOS o disordini endocrini fanno uso della pillola come “stabilizzatore” ormonale.
L’interruzione della terapia può portare la donna a ritornare alla situazione di amenorrea iniziale e ad un aumento di peso dato anche da ritenzione idrica |
Come capire se stai andando in amenorrea? Sintomi
Il primo sintomo che ti fa capire che sei entrata in una fase di amenorrea è l’assenza di mestruo per un periodo superiore ai tre mesi o un’irregolarità mestruale per un tempo di circa 6 mesi.
Chiaramente, rientrare in una delle tre categorie dette in precedenza è un campanello di allarme per quanto riguarda la regolarità del ciclo mestruale e, in generale, la possibilità di entrare in una fase più o meno lunga di amenorrea.
In base alla causa (PCOS, Sindrome di Cushing o interruzione della pillola), i sintomi che si associano all’amenorrea sono diversi.
Nel caso di PCOS si sperimentano:
- squilibri ormonali come iperandrogenismo, aumento peluria, pelle grassa, squilibrio ormoni sessuali, calo della libido
- alterazioni sistemiche, tra cui insulino-resistenza, diabete, aumento di peso
- alterazioni dell’umore e depressione.
Se, invece, il problema è la sindrome di Cushing, oltre all’irregolarità del ciclo, gli altri sintomi che puoi avere sono:
- aumento di peso (soprattutto a livello addominale e attorno al collo)
- irsutismo (aumento della peluria)
- assottigliamento di gambe e braccia
- ipertensione arteriosa
- smagliature rossastre sull’addome.
Infine, nel caso di amenorrea “post-pillola”, gli altri sintomi che potresti sperimentare sono:
- aumento di peso
- aumento della ritenzione idrica.
Rimedi per l’amenorrea
Una volta che ti sei accorta che “qualcosa non funziona”, il primo step è sicuramente quello di farsi aiutare da uno specialista, come il ginecologo. Sarà questa figura poi a decifrare le irregolarità del tuo profilo ormonale per poi indicarti cosa fare.
Ci sono casi in cui l’amenorrea secondaria si riesce a risolvere o gestire grazie all’allenamento e alla dieta giusta, ma in altrettanti è necessario un aiuto farmacologico. Tutto dipende dalle ragioni che ti hanno portato a non avere più un assetto ormonale equilibrato.
Anche lo specialista del fitness dovrebbe essere informato sulle ragioni dell’amenorrea, perché il tipo di allenamento può cambiare radicalmente.
Per esempio, se prendiamo in considerazione l’ amenorrea ipotalamica funzionale (AFI) e l’amenorrea da PCOS, l’approccio alla sala pesi sarà totalmente opposto.
Nel primo caso sarà ottimale ridurre temporaneamente l’attività fisica, tagliando volume e riducendo o eliminando allenamenti di tipo cardiovascolare. Nel caso della PCOS invece sarà necessario un allenamento che combina sia l’attività con i pesi che quella cardiovascolare per gestire al meglio l’insulino-resistenza.
Quante calorie mangiare in amenorrea? Dieta
Così come per l’allenamento, anche l’approccio alimentare è fondamentale in caso di amenorrea, e cambia in relazione alle cause. Il consiglio è sempre quello di farsi seguire da un professionista (dietista, nutrizionista o dietologo), perché ogni caso è a sé stante e il punto di partenza è differente per ognuno.
Se l’amenorrea è associata ad un aumento di peso, sovrappeso o obesità, sarebbe indicata una dieta volta al dimagrimento. La perdita di peso avrà effetti positivi su molti dei parametri visti in precedenza:
- ormoni sessuali,
- insulino-resistenza,
- diabete,
- alterazioni ormonali.
E’ difficile dire con esattezza quale sia il quantitativo giornaliero di calorie da assumere perché, come già indicato, è soggettivo.
La cosa certa è che bisogna creare un deficit calorico graduale di 350-500 kcal giornaliere, in modo da dare tempo al corpo di adattarsi al nuovo regime alimentare e ristabilire naturalmente il proprio equilibrio ormonale.
LINEA GUIDA | |
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Ipocalorica | La riduzione del peso dovuta al taglio calorico migliora il profilo cardiovascolare (riduce trigliceridi, pressione, colesterolo), metabolico (riduce l’insulina a digiuno e il glucosio) e ormonale (riduce iperandrogenismo e migliora la fertilità) |
Ridotto carico glicemico | Il carico glicemico dipende dalla quantità dei carboidrati ingeriti nel pasto e dall’indice glicemico (IG) dei cibi che lo compongono. Per IG si intende la velocità con cui la glicemia si alza in seguito all’assunzione di cibi contenenti carboidrati. L’IG si valuta per i singoli cibi, mentre il carico glicemico si valuta nel pasto in toto.
Anche se assumi cibi con un IG alto, sappi che abbinarli agli altri macronutrienti e alle fibre (grassi, proteine, verdure) può ridurre il carico glicemico del pasto. E’ consigliabile consumare cibi con basso IG, per rallentare e ridurre la produzione di insulina. In questo modo non peggiori uno stato pre-esistente di insulino-resistenza e iperinsulinemia |
Ridotto apporto di carboidrati | Consuma i carboidrati nella prima parte della giornata in modo da assecondare l’azione dell’insulina ed evita gli zuccheri semplici. Meglio consumare carboidrati complessi come cereali e derivati integrali (farro, orzo etc.) magari abbinandoli ai legumi.
Soprattutto se sei sovrappeso, ricorda che lo stato infiammatorio e lo squilibrio ormonale peggiorano se consumi una quantità eccessiva di carboidrati |
Corretto apporto di grassi e proteine | I grassi devono essere presenti perché consentono la produzione di ormoni femminili mentre le proteine mantengono la massa magra.
Il taglio calorico deve essere fatto soprattutto a livello dei carboidrati. In condizione di squilibrio ormonale, tagliare eccessivamente i grassi “buoni” non è una buona strategia. |
Bibliografia
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– Haqq L, McFarlane J, Dieberg G, Smart N, The Effect of Lifestyle Intervention on Body Composition, Glycemic Control and Cardiorespiratory Fitness in Polycycstic Ovarian Syndrome: a Sistematic Review and Meta-Analysis, International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism 2020
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