Il dolore alla spalla nella pallanuoto
Il distretto corporeo che più spesso va incontro a problemi nei pallanuotisti è la spalla. Alcuni autori ritengono che circa il 40% degli atleti ne soffra. Perché nella pallanuoto si soffre così tanto di dolore alla spalla? La peculiarità che contraddistingue la pallanuoto rispetto agli altri sport della categoria “overhead” è che il lancio viene effettuato senza una solida base di appoggio, pertanto la catena cinetica di tiro (che sappiamo partire dalla spinta dei piedi sul terreno se pensiamo ad un lanciatore di baseball) è unica nel suo genere dovendo generare propulsione prevalentemente con la metà superiore del corpo.
Considerando che il lanciatore è immerso nell’acqua e che almeno un giocatore difensore si trova quasi sempre nella traiettoria di tiro, la variabilità del gesto tecnico deve essere notevole: il tiratore deve riuscire a emergere sufficientemente dall’acqua spingendo con gli arti inferiori e con l’arto controlaterale alla palla, contemporaneamente deve caricare il tiro per sprigionare la massima potenza. I muscoli stabilizzatori di scapola e propulsori di spalla sono così fondamentali per la buona riuscita del gesto e un loro deficit funzionale può essere responsabile del dolore alla spalla.
Valutazione e possibili cause di dolore alla spalla
La valutazione dell’atleta lanciatore deve, in primis, comprendere un’attenta analisi del gesto tecnico. Indagare sulla fase di tiro in cui compare dolore può dare al clinico numerose informazioni. Non è raro che il dolore alla spalla abbia un’origine nel rachide cervicale, pertanto è necessaria anche una valutazione del collo per escludere un suo coinvolgimento nel problema. Nell’esame obiettivo, oltre a ispezione, palpazione e mobilità rivestono un ruolo di particolare importanza i test funzionali specifici o provocativi.
L’impingement, nelle sue varie forme e tipologie, pare sia una delle principali cause di dolore alla spalla nel pallanuotista insieme alla discinesia scapolo-omerale. Il tendine che più spesso va incontro a sofferenza è quello del sovraspinato, soprattutto nel movimento ai gradi estremi di abduzione orizzontale ed extrarotazione (posizione di caricamento durante il tiro). In quella fase si verifica l’impingement interno postero-superiore in cui il tendine del sovraspinato è compresso tra il trochite e la porzione postero-superiore del cercine glenoideo, evocando quindi dolore.
Il concetto di impingement, soprattutto quello interno postero-superiore, è spesso accompagnato anche da instabilità gleno-omerale e da deficit di intrarotazione della spalla. Esse sono evenienze che si riscontrano di frequente in lanciatori che presentano sintomatologia dolorosa: affermare una loro consequenzialità risulta difficile, ma indagarne la presenza per impostare un trattamento mirato è consigliato.
Come risolvere il dolore alla spalla
Il trattamento non può prescindere da un’attenta valutazione clinica. Una volta evidenziate le possibili cause il terapista esegue trattamenti manuali se li ritiene necessari e imposta un piano di esercizi di rinforzo muscolare adattato all’attività sportiva in esame. Il piano di trattamento prevede spesso un miglioramento della forza relativa dei rotatori d’omero: sono particolarmente indicati degli esercizi di rinforzo dei muscoli extrarotatori da eseguire nelle posizioni tipiche tenute dal pallanuotista con modalità e volumi personalizzati al giocatore. In stazione eretta, mantenendo il braccio abdotto a 90°, si possono far lavorare gli extrarotatori con un elastico fissato al muro o con dei cavi; invece se si vogliono utilizzare pesi liberi come i manubri è bene lavorare sdraiati a pancia in giù con braccio abdotto a 90°.
Talvolta è necessario fare un rinforzo dei muscoli adduttori e depressori della scapola. Nel caso sia presente un deficit di mobilità in intrarotazione è bene svolgere esercizi di allungamento dell’apparato capsulare posteriore: sleeper stretch e cross body stretch sono tra gli esercizi di stretching più conosciuti.
Un aspetto da considerare è il rapporto tra carico e capacità di carico proprio del giocatore. Non è infatti inusuale riscontrare l’esordio del dolore in concomitanza con un aumento della densità e intensità di allenamento. In fase di recupero può essere utile astenersi dalle sedute di allenamento più intense per svolgere in autonomia attività riabilitative in acqua sotto la supervisione di un fisioterapista. Il reinserimento del giocatore in squadra deve avvenire in modo graduale con una corretta cooperazione tra fisioterapista, preparatore atletico e allenatore, i quali perseguono insieme l’obiettivo di ridare all’atleta la possibilità di giocare in sicurezza senza i rischi di incorrere di nuovo in infortunio.