Femore: ossa e particolari anatomici

femore
Immagine osso femorale
Immagine osso femorale

Il femore è un osso della gamba pari che contribuisce a comporre la struttura anatomica dell’arto inferiore (vedi immagine sopra). È un osso lungo che si estende tra il bacino e la tibia. Vista la sua localizzazione fornisce con le sue due estremità le superfici di contatto per due articolazioni distinte: l’anca e il ginocchio. Il femore ospita l’inserzione di numerosi muscoli che determinano i movimenti dell’anca e del ginocchio. Analizziamo ora la morfologia del femore più nello specifico, premessa fondamentale per comprenderne l’importanza per la funzionalità di tutto dell’arto inferiore.

Anatomia del femore

Per descrivere l’anatomia dobbiamo necessariamente comprendere dove si trova il femore. Il femore è l’osso più lungo del corpo, è il più grosso della gamba e insieme a tibia e perone forma l’arto inferiore e ne garantisce supporto per il movimento. Il femore è composto da un corpo e da due estremità. L’estremità prossimale (o epifisi prossimale) è formata dalla testa del femore che è in continuità col corpo grazie al collo del femore. La testa del femore è una sfera rivolta verso l’interno e leggermente in avanti, mentre il collo del femore è posto obliquamente andando a formare con il corpo del femore un angolo che nell’adulto è di circa 125°.

Se guardiamo la testa del femore dall’alto osserviamo un secondo angolo, detto angolo di torsione femorale, il quale nell’adulto è di circa 12° e viene a formarsi appunto per la direzione leggermente anteriore della testa rispetto all’estremità distale del femore. Questa disposizione gli permette di articolarsi con la superficie articolare concava del bacino, chiamata acetabolo, andando a formare l’articolazione dell’anca detta anche coxo-femorale. L’estremità prossimale del femore anteriormente è caratterizzata da una linea, detta intertrocanterica, e posteriormente dalla cresta intertrocanterica. Esse fanno da confine per l’ancoraggio della capsula articolare dell’anca.

L’estremità prossimale del femore è caratterizzata da due processi ossei: il grande trocantere e il piccolo trocantere. Il grande trocantere è situato lateralmente e posteriormente alla testa del femore e ospita l’inserzione di numerosi e importanti muscoli come il piriforme, il medio gluteo, il tensore fascia lata e il piccolo gluteo. Il grande trocantere è anche caratterizzato sulla sua superficie mediale dalla fossa trocanterica che fornisce sede di inserzione al muscolo otturatore esterno. Il piccolo trocantere è invece situato all’interno in leggera direzione posteriore. Su di esso si inserisce il muscolo ileopsoas (vedi la foto sotto).

foto particolari anatomici del femore
foto particolari anatomici del femore

Il corpo del femore (o diafisi) è caratterizzata da tre facce: una anteriore, una laterale e una mediale. La faccia laterale e quella mediale sono separate posteriormente dalla linea aspra del femore che ospita l’origine del capo breve del muscolo bicipite femorale e l’inserzione di alcuni fasci dei muscoli adduttori. La linea aspra si continua superiormente con un labbro che sfocia nella tuberosità glutea, una prominenza ossea che è sede di inserzione di alcune fibre del muscolo grande gluteo. Medialmente alla tuberosità glutea troviamo la linea pettinea sede di inserzione del muscolo pettineo.

L’estremità distale del femore (o epifisi distale) è formata da un condilo mediale e da un condilo laterale, uniti anteriormente dalla faccia patellare e separati in senso posteriore dalla fossa intercondiloidea. Medialmente e lateralmente ai due condili, superiormente ad essi, troviamo l’epicondilo mediale e l’epicondilo laterale. In particolare l’epicondilo mediale è caratterizzato da una sporgenza ossea chiamato tubercolo adduttorio che ospita alcuni fasci dei muscoli adduttori dell’anca. I due condili differiscono nella loro morfologia. Il condilo laterale si presenza più largo in avanti che indietro, mentre il condilo mediale possiede una larghezza piuttosto uniforme. In visione laterale si può notare come entrambi i condili presentino un raggio di curvatura differente da anteriore a posteriore: la curvatura è più accentuata posteriormente con il raggio di curvatura che diminuisce verso l’indietro. La convessità di entrambi i condili femorali poggia sul piatto tibiale andando a formare l’articolazione femoro-tibiale del ginocchio. La faccia anteriore situata sui condili femorali ospita invece la patella, o rotula, andando a formare l’articolazione patello-femorale del ginocchio. I due condili posteriormente ospitano l’origine dei due capi del muscolo gastrocnemio (gemello mediale e gemello laterale), uno dei muscoli che compone il cosiddetto polpaccio.

Funzioni e struttura dell’osso del femore

Il femore ha essenzialmente tre funzioni principali: fornisce le superfici articolari di due articolazioni fondamentali dell’artoinferiore come l’anca e il ginocchio, si presta come punto di inserzione ossea di numerosi muscoli che muovono sia l’anca, sia il ginocchio, e infine è determinante come struttura portante che fa da ponte tra il tronco e il suolo in attività di vita quotidiana importanti come il cammino e la corsa. Nella fattispecie il femore, soprattutto a livello prossimale tra collo e testa, possiede una struttura ossea peculiare che gli permette di opporsi in maniera adeguata alle forze compressive e di taglio, alle tensioni e alle torsioni che vengono prodotte nel sorreggere il peso del corpo camminando o correndo. Tale struttura si compone di due tipologie di tessuto osseo disposte in punti strategici: l’osso compatto e l’osso spongioso.  

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L’osso compatto è molto denso e tipicamente distribuito a livello corticale, nel corpo del femore e nella parte bassa del collo femorale. Le sue caratteristiche peculiari gli permettono di rispondere a carichi molto elevati e alle forze in torsione. Diversamente l’osso spongioso è più più poroso e spugnoso, caratteristiche che lo rendono più elastico e più adatto ad assorbire le forze esterne. Questa tipologia di tessuto si dispone a livello del femore seguendo le linee di stress generate in particolare a livello della struttura “a sbalzo” del collo del femore. A questo livello l’osso si dispone secondo due reti di trabecole differenti, una rete mediale e una rete arcuata.

Frattura del femore

La frattura del femore può interessare principalmente l’estremità prossimale o il corpo. Soprattutto a livello prossimale (teste e collo del femore) la rottura del femore è un’eventualità tipicamente riscontrabile negli anziani con o senza trauma (caduta). La frattura del femore negli anziani è quindi spesso conseguente a un quadro di osteoporosi avanzata. Le più frequenti sono quelle che interessano la zona del collo. Le fratture dell’estremità prossimale si dividono in due tipologie:

  • fratture mediali, il 40% del totale (dette anche intracapsulari). Questa tipologia prevede fratture della testa del femore e del collo che coinvolgono l’articolazione dell’anca. Interessano i vasi che irrorano la testa femorale (possibile necrosi della testa del femore). Nelle fratture composte il grado di interessamento dei vasi è minimo mentre è molto più importante in quelle scomposte. La necrosi della testa del femore è tanto più probabile quanto più la fratture è mediale e maggiore lo spostamento;
  • fratture laterali, il 60% del totale (dette anche extracapsulari). Questa tipologia prevede fratture che non coinvolgono l’articolazione dell’anca e vengono a loro volta suddivise in fratture basicervicali, fratture pertrocanteriche e fratture sottotrocanteriche.

Le fratture del corpo del femore sono invece eventi molto più rari che possono coinvolgere anche soggetti più giovani. La frattura è di solito conseguenza di un violento trauma sulla coscia per esempio in un incidente stradale. La paralisi del nervo femorale è una delle complicanze più gravi di questa tipologia di frattura ad alto impatto.

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Femore rotto: diagnosi e trattamento

In caso di frattura di femore nell’anziano la sintomatologia tipica prevede impossibilità di camminare o muovere l’anca, dolore localizzato a livello della coscia o sull’inguine, l’accorciamento dell’arto e il suo atteggiamento in rotazione interna o esterna. La diagnosi è tipicamente basata su una radiografia che può mettere in luce il livello e la gravità della frattura. Il trattamento viene scelto in base all’ età del paziente, al tipo di frattura e alle condizioni generali del paziente. Possono essere utilizzati dei mezzi di sintesi o una protesi. I mezzi di sintesi sono generalmente utilizzati per fratture stabili che non coinvolgono l’anca e in soggetti giovani (post trauma ad alto impatto). La protesi è un’eventualità presa in causa in caso di fallimento del mezzo di sintesi in fratture alte e instabili nei giovani, e nelle fratture del femore instabili e alte negli anziani. Le protesi della sola testa del femore sono generalmente utilizzate per soggetti molto anziani e con patologie associate invalidanti. Le protesi complete (femore e acetabolo) sono generalmente utilizzate invece per fratture del femore in soggetti tra i 60 e i 70 anni ancora attivi.

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Andrea Roncari

Professore universitario a contratto all'università di Pavia. Fisioterapista specializzato nei disturbi muscolo-scheletrici e sportivi. Laureato in scienze motorie e Personal Trainer Maggiori informazioni

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