Olio di cocco proprietà e benefici
L’olio di cocco è uno dei tanti prodotti che sta riscontrando una notevole diffusione nelle tavole di molte famiglie negli ultimi anni. Basta fare qualche rapida ricerca sul web e si possono trovare numerosi articoli, video e libri che ne decantano le qualità. La sua presenza non sembra mancare nemmeno nelle cucine di diversi personaggi dello spettacolo come Jennifer Anistono, Angelina Jolie che in alcune interviste riportate sul Daily Mail e siti inglesi affermano di consumare una porzione di olio di cocco giornalmente. Uno dei maggiori usi è quello di immergerlo nel caffè a colazione.
Fra alcuni dei testi nei quali vengono riportati i numerosi benefici dell’olio di cocco (tra cui “Coconut Oil Cures” e “L’olio di cocco: Una miniera di salute e bellezza” di Luigi Mondo) si possono leggere frasi come «L’olio di cocco può garantire una significativa protezione contro malattie cardiache» o ancora in relazione alle presunte proprietà dimagranti dell’olio di cocco, “possa aiutare con la perdita di peso quando utilizzato come parte integrante di una dieta sana e con dell’esercizio fisico”.
All’olio di cocco vengono anche spesso attribuite proprietà energetiche e pubblicizzato il suo uso come cosmetico per la cura dei capelli e per l’igiene dentale; non mancano nemmeno i riferimenti a presunti benefici per la salute della prostata e la riduzione dell’ipertensione.
Da una parte troviamo quindi chi non finisce di decantarne le qualità, dall’altra troviamo chi invece ne vede come uno dei tanti responsabili delle malattie cardiovascolari come l’American Hearth Association la cui posizione nei riguardi dell’olio di cocco ha creato diversi allarmismi da parte dei consumatori più incalliti, negli ultimi mesi. In particolare l’elevato contenuto in grassi saturi è stato uno dei principali motivi che hanno spinto l’insorgere di alcune campagne contro il consumo di olio di cocco e altri oli tropicali.
Di fronte a tanta confusione dove sta quindi la verità? Andiamo subito a scoprirlo!
Olio di cocco proprietà presunte o reali?
L’olio di cocco viene ottenuto a partire dalla pressatura della copra ovvero la polpa interna della noce di cocco.
In seguito può andare incontro a processi di raffinazione da cui si ottiene l’olio di cocco RBD utilizzato per la produzione di farmaci, cosmetici e tensioattivi. Quando in seguito ad estrazione non vengono applicati processi di rettificazione si può ottenere l’olio di cocco vergine maggiormente impiegato per la preparazione di cibi.
È costituito da più del 90% da grassi saturi, dal 7% di grassi monoinsaturi e per la rimanente parte da acido linoleico e linolenico. Molti di questi acidi grassi vengono definiti a “catena media” o MCT anche se tra questi l’acido laurico, di cui l’olio di cocco è altamente ricco, si comporta metabolicamente più come un acido grasso a “catena lunga”. Di seguito è riportata una tabella con la composizione in percentuale di acidi grassi contenuti nell’olio e nel burro di cocco.
Composizione tipica dell’olio di cocco | |
---|---|
acido grasso | concentrazione (min – max) % |
acido capronico | ND – 0,7 |
acido caprilico | 4,6 – 10 |
acido caprico | 5 – 8 |
acido laurico | 45,1 – 53,2 |
acido miristico | 16,8 – 21 |
acido palmitico | 7,5 – 10,2 |
acido palmitoleico | ND |
acido margarico | ND |
acido eptadecenoico | ND |
acido stearico | 2 – 4 |
acido oleico | 5 – 10 |
acido linoleico | 1 – 2,5 |
acido α-linolenico | ND – 0,2 |
acido arachico | ND – 0,2 |
acido gadoleico | ND – 0,2 |
Legenda: ND: non determinato (< 0,5%).
Per via dell’elevata presenza di acidi grassi saturi viene spesso consigliato il suo utilizzo per la cottura. Uno dei suoi vantaggi è infatti quello di resistere ai processi di ossidazione e polimerizzazione. In ogni caso è consigliato l’utilizzo per cotture rapide e superficiali mentre è sconsigliato l’uso per cotture prolungate in quanto detiene un punto di fumo relativamente basso (177°) che ne aumenta il rischio di produzione di sostanze cancerogene, potenzialmente dannose per la salute.
Olio di cocco per dimagrire
Il consumo di olio di cocco viene spesso consigliato per gli ipotetici effetti sul dimagrimento. Tale effetto sarebbe attribuito in particolare alla presenza di MCT o trigliceridi a catena media. Gli MCT a differenza di altri trigliceridi a lunga catena (LCT) presenti in molti oli, viene digerito e assorbito in maniera del tutto differente. Questi, vengono immessi direttamente nel flusso ematico senza la formazione di chilomicroni, raggiungendo rapidamente prima il fegato e poi la circolazione sistemica. Il loro utilizzo è anche molto rapido da parte della cellula bypassando il sistema della carnitina – che contraddistingue gli LCT – fornendo prontamente energia.
Grazie a queste caratteristiche i grassi MCT si sono dimostrati capaci di aumentare la sazietà e la spesa energetica mostrando una discreta capacità di favorire il dimagrimento.
I grassi MCT hanno però caratteristiche differenti rispetto a quelli presenti nell’olio di cocco. Quest’ultimo infatti non si è mai dimostrato efficace nell’aumentare la spesa energetica, se non lievemente nei primi 7 giorni ma non dopo 14, e risulta meno saziante rispetto agli MCT o all’olio di oliva.
Gli MCT maggiormente presenti nell’olio di cocco sono infatti soltanto l’acido caprilico, caprico e capronico. L’acido laurico che rappresenta più del 50% della composizione dell’olio di cocco pur essendo considerato un MCT si comporta metabolicamente più come un LCT. Solo poco più del 20% viene infatti trasportato direttamente nel fegato senza formare chilomicroni e utilizzato prontamente come fonte energetica dalle cellule.
Per ricercare gli ipotetici effetti positivi dei grassi MTC occorre quindi consumare grandi dosi di olio di cocco, almeno una trentina di grammi al giorno, scelta che potrebbe non essere ottimale sia per l’elevata concentrazione di grassi saturi sia per l’elevato contenuto calorico che apporta tale alimento.
A prescindere dalla quantità di MCT contenuti nell’olio di cocco e dei presunti effetti sulla termogenesi c’è infatti da ricordare che olio di cocco è un alimento estremamente ricco di grassi che apportano circa 9 kcal per grammo (più del doppio di carboidrati e proteine), se si eccede con le dosi fino a consumare un quantitativo in calorie superiori a quelle che il corpo consuma non ci sono oli che tengano, MTC o meno che possano contenere. Non ci si può aspettare alcun effetto dimagrante.
L’olio di cocco fa male?
Nonostante negli ultimi anni si siano parecchio esaltate le qualità dell’olio di cocco, l’American Hearth Association tramite una review pubblicata nel 2017 ne sconsigliava l’uso perché causa di malattie cardiovascolari.
«Una recente indagine riporta che il 72% degli americani considera l’olio di cocco come un alimento sano rispetto al solo 37% fra i nutrizionisti.» Afferma Frank M. Sacks, il primo firmatario della ricerca dell’AHA che continua asserendo che «Una recente review ha controllato 7 ricerche che comparavano l’olio di cocco con oli monoinsaturi e polinsaturi. L’olio di cocco alzava i livelli di colesterolo LDL in tutti gli studi.»
«Poiché l’olio di cocco incrementa il colesterolo LDL, una delle cause di malattie cardiovascolari, e non ha alcun effetto positivo noi sconsigliamo l’uso dell’olio di cocco.» Termina così poi il paragrafo dell’AHA sul fatto che l’olio di cocco fa male.
Nonostante l’olio di cocco sia stato messo sotto una cattiva luce dall’AHA sotto l’aspetto salutistico, altre ricerche usano toni molto meno drammatici per chiarire la vicenda.
Una ricerca di Cox et al. del 1998, tra l’altro tra le referenze dello stesso studio dell’AHA, pur sottolineando la capacità dell’olio di cocco di innalzare i livelli di colesterolo LDL conclude la stessa affermando come di seguito:
“In generale, i nostri dati confermano l’evidenza che l’olio di cocco sia ricco in acido laurico e abbia meno effetti del burro, che è ricco di acido palmitico, sul colesterolo totale e LDL, sia in uomini che donne che soffrono di ipercolesterolemia. I risultati suggeriscono che, in alcuni casi, l’olio di cocco potrebbe essere una valida alternativa al consumo di burro e grassi vegetali idrogenati. Comunque, dovrebbe essere reso noto che negli individui e nelle popolazioni con una tendenza all’obesità tutte le fonti di grassi dovrebbe essere ridotte e che il consumo di grassi monoinsaturi dovrebbe essere preferito all’olio di cocco.”
Di notevole interesse anche i dati riportati da un’altra review pubblicata di recente (2016) dai fratelli Eyres secondo i quali i grassi contenuti nell’olio di cocco non hanno nulla di particolarmente diverso rispetto a molti altri grassi saturi e che non ci sia nemmeno alcuna ragione di preferirli ai monoinsaturi. Tra quest’ultimi, l’acido oleico contenuto nell’olio di oliva ha invece la capacità di ridurre sia i livelli di colesterolo totale che LDL.
Come è stato fatto notare da Alan Aragon in molti di questi studi non viene però fatto riferimento al tipo di olio di cocco utilizzato. Alcune ricerche che hanno dimostrato effetti negativi sul profilo lipidico in seguito ad assunzione di olio di cocco sono state criticate per l’utilizzo di oli raffinati. Ciò potrebbe essere il motivo della confusione in merito agli effetti sulla salute del consumo di olio di cocco.
La correlazione tra aumento del colesterolo LDL e malattie cardiovascolari risulta inoltre anche fin troppo semplicistico. Esistono infatti almeno ben 4 classi di LDL (LDL-I, LDL-II, LDL-III, LDL-IV) e ognuna di queste ha funzioni ed effetti diversi nell’organismo (le classi I e II sono ad esempio molto meno pericolose della IV). La frase spesso citata “i grassi saturi innalzano il colesterolo LDL” (chiamato anche impropriamente “cattivo”) non ha quindi molto senso se non inserita nel giusto contesto. Il valore dato dal rapporto tra Colesterolo totale e HDL risulta ad esempio molto più predittivo nel valutare i rischi cardiovascolari.
Consumare olio di cocco extravergine non è quindi una pratica da sconsigliare, purché sia fatto con moderazione.
Olio di cocco per i denti
L’olio di cocco è spesso utilizzato anche come prodotto cosmetico, soprattutto per la cura dell’igiene orale e della carie dentale.
Un gruppo di ricercatori provenienti dalla Athlone Institute of Technology in Irlanda nell’autunno del 2012 aveva presentato un proprio lavoro ad una conferenza della Society for General Microbiology. Nella loro ricerca avevano riscontrato che l’olio di cocco aveva la capacità di agire contro i batteri che sono responsabili della carie dentale.
In particolare, un enzima presente naturalmente nell’olio sarebbe in grado di inibire la crescita degli Streptococcus, fra cui lo Streptococcus mutans, fra i principali responsabili della carie.
Il dottor Damien Brady tra i co-autori della ricerca commenta così il suo studio: «L’uso dell’enzima modificato dell’olio di cocco nei prodotti per la cura dell’igiene dentale potrebbe essere un’alternativa agli additivi chimici, soprattutto perché funzionano a basse concentrazioni.»
Anche l’acido laurico, tra i principali costituenti dell’olio di cocco, sembra contribuire all’azione antimicrobica e anti-infiammatoria. Secondo alcune teorie l’acido laurico verrebbe convertito dall’organismo in acido monolaurico che sarebbe in grado di distruggere virus e batteri come HIV, Herpes, influenza, batteri Gram- e Gram+.
L’utilizzo dell’olio di cocco o di altri oli come quello di sesamo e di girasoli per la cura dei denti, pratica nota come Oil pulling, sarebbe però sconsigliata dall’Associazione Dentistica Americana perché non ci sarebbero sufficienti prove sulla sua efficacia. Resta quindi consigliato utilizzare sempre i normali dentifrici e relegare l’utilizzo degli oli come pratica dentale aggiuntiva a quelle tradizionali.
Olio di cocco: conclusioni
Alan Aragon riguardo la salubrità dell’olio di cocco afferma: «Per le migliori delle ipotesi l’olio extravergine di cocco è una fonte di grassi saturi che si trascina con sé un alone di benefici sulla salute (occorrono però ulteriori ricerche). Nelle peggiori delle ipotesi risulta come qualsiasi altra fonte di grassi saturi.»
Quello che possiamo portarci a casa dopo questa breve excursus sulle caratteristiche dell’olio di cocco è che, diversamente da quello che spesso viene divulgato dai media, non si tratta di un alimento con proprietà speciali e non rientra nemmeno nella categoria dei “superfood” (esistono sul serio poi questi “supercibi”?).
Ma non è nemmeno un prodotto nocivo per la salute e può tranquillamente essere consumato in modeste quantità. Occorre infatti prestare attenzione alle quantità di calorie assunte durante la giornata; se l’obiettivo è il dimagrimento, prima di preoccuparsi di consumare l’olio di cocco, bisogna prestare attenzione a ridurre l’introito calorico. Occorre infine assicurarsi che l’olio di cocco sia extravergine e non raffinato.