D-Ribosio: cos’è, a cosa serve e come assumerlo?
Quelli di D-ribosio sono integratori (o meglio, supplementi nutrizionali) utilizzati soprattutto in ambito salutistico e medico.
Si ipotizza, infatti, che il D-ribosio possa migliorare la concentrazione di adenosina trifosfato nelle cellule; ciò potrebbe arrecare beneficio soprattutto al tessuto cardiaco “sofferente”.
Sulla base di questa ipotesi, il D-ribosio è stato proposto nell’ambito della palestra e del bodybuilding, come ergogenico di ripristino dell’ATP. Non a caso, questa molecola figura spesso anche tra gli ingredienti degli energy drink e delle bevande sportive.
In questo breve articolo approfondiremo meglio cos’è e a cosa serve nello specifico, ma anche quando assumerlo e in quale dosaggio.
Cos’è il d-ribosio?
Il D-ribosio è un glucide monosaccaride, ovvero un carboidrato semplice, con formula molecolare C5H10O5 e composizione lineare H−(C=O)−(CHOH)4−H.
Il D-ribosio è un componente dei ribonucleotidi, dai quali viene costruito l’RNA; è quindi necessario per la codifica, la decodifica, la regolazione e l’espressione dei geni.
Il suo analogo strutturale, il desossiribosio, che è un componente altrettanto essenziale del DNA.
I fattori “metabolicamente” più importanti che includono il ribosio fosforilato sono: ATP, ADP, coenzima A e NADH; anche cAMP e cGMP sono derivati del ribosio, e fungono da messaggeri secondari in alcune vie di segnalazione.
Il ribosio compare anche in alcuni agenti farmaceutici, inclusi gli antibiotici neomicina e paromomicina.
A cosa serve? Proprietà e benefici
Il D-ribosio ha una presunta funzione ergogenica dovuta all’aumento della disponibilità di ATP e quindi di energia.
L’ATP, per esteso adenosina trifosfato, è la molecola fondamentale alla liberazione di energia cellulare; potremmo definirla, in parole povere, come “pura energia biologica”.
In condizioni normali, i livelli di ATP sono costanti e rientrano in un range di equilibrio.
Per cause patologiche, nel tessuto cardiaco si può assistere a una riduzione dei livelli di ATP – classicamente dopo l’infarto del miocardio.
Una carenza di ATP nelle cellule miocardiche può tuttavia sfociare in disfunzioni molto gravi, come un’insufficienza funzionale – incapacità di pompare correttamente il sangue.
Integrare con D-ribosio in condizioni di bassi livelli di ATP potrebbe portare a benefici energetici, ma la ricerca è ancora scarsa e i risultati poco indicativi.
Funziona veramente? Evidenze scientifiche
Il D-ribosio è un integratore alimentare con evidenze scientifiche limitate.
Gli studi a riguardo sono pochi; questi hanno osservato il supplemento negli anziani (quasi esclusivamente maschi) affetti da insufficienza cardiaca congestizia, in corso di terapia farmacologica per il trattamento della malattia.
I risultati hanno portato alla conclusione che il D-ribosio può aiutare il cuore a migliorare il pompaggio del sangue, con aumenti non più che “moderati”.
Per saperne di più sul D-ribosio e per conoscere quali integratori hanno alle spalle solide evidenze scientifiche, dai un’occhiata al nostro libro Project Integratori.
Dove si trova il d-ribosio? Alimenti e integratori
Nessun alimento apporta concentrazioni significative di D-ribosio. Quindi, l’unico modo per introdurre D-ribosio è fare ricorso all’integrazione.
Il ribosio è presente in una vasta gamma di:
- energy drink,
- bevande sportive,
- snack (comprese le barrette energetiche),
- altri supplementi in polvere, compresse e capsule.
Dosaggio: quanto assumerne?
La dose consigliabile di D-ribosio è di 5 g da assumere tre volte al giorno (cioè 15 g totali) con o senza cibo.
Nota: dopo aver subito un infarto del miocardio, oltre al D-ribosio, potrebbero contribuire alla gestione della condizione anche la carnitina, la taurina e il CoQ 10.
Quando è il caso di assumere il d-ribosio?
L’assunzione di D-ribosio potrebbe essere considerata nel trattamento degli anziani in recupero da eventi cardiovascolari importanti, come l’infarto del miocardio, e in caso di insufficienza cardiaca congestizia.
“Potrebbe” anche prevenire l’affaticamento muscolare nelle persone con determinate malattie genetiche che influenzano la produzione di energia da parte dell’organismo, nella sindrome da stanchezza cronica e nella fibromialgia.
L’assunzione di D-ribosio con finalità ergogeniche in palestra, nello sport o nel bodybuilding non è supportata da studi conclusivi o attendibili; ad ogni modo, vista la scarsità di effetti collaterali e controindicazioni, qualunque soggetto sano ambisse ad avere maggiori energie in allenamento può provarlo.
Effetti collaterali e controindicazioni del d-ribosio
Se assunto per via orale, il D-ribosio è probabilmente sicuro per la maggior parte delle persone, fino ad un massimo di 30 giorni.
Gli effetti collaterali più comuni sono: diarrea, mal di stomaco, nausea, mal di testa e ipoglicemia.
Non si possiedono abbastanza informazioni per stabilire se il ribosio è sicuro nel lungo termine, oppure in gravidanza, allattamento, giovane età e malattie renali o epatiche.
Può interferire con le terapie farmacologiche ipoglicemizzanti.