La miofascia: plasticità del tessuto connettivo

Viaggio nella miofascia

Rieccoci con la nostra serie di articoli su questo viaggio nella fascia.

Nio Pillola

Ricollegandoci all’articolo precedente sulla miofascia, ricapitoliamo:
– Il tessuto connettivo è un sistema a tutti gli effetti, vivo, reattivo, malleabile, in grado di specializzarsi.
– Senza di esso, tutto cadrebbe a pezzi, le cellule collasserebbero su se stesse così come il corpo.
– E’ la via più antica di comunicazione del nostro organismo usa un linguaggio fatto di trazioni/ compressioni tra le varie parti, è il più lento rispetto al sistema circolatorio, nervoso, endocrino.
– E’ uno dei sistemi di comunicazione olistica (fisiologicamente), un doppio involucro (embriologicamente), è una struttura di “tensegrità” (geometricamente).

Come diceva Morpheus in Matrix “Matrix (la Matrice) è ovunque”

Matrix

Questo sistema, questa rete è plastica, si modella e si modifica in base alle informazioni (trazioni, compressioni) che riceve. Attenzione però non intendo dire che il tessuto connettivo si specializza come farebbero le cellule staminali che possono diventare qualsiasi cellula.
Per capire meglio questo concetto di plasticità, un esempio che calza a pennello, è quello della testa del femore.
Sappiamo che l’osso spugnoso al suo interno dispone le sue trabecole a seconda delle linee di forza a cui è sottoposto l’osso (grazie al delicato equilibrio e lavoro di squadra tra osteoclasti e osteoblasti).
Un femore osteoporotico è diverso dal femore di una persona sana ma sedentaria ed è altrettanto diverso dal femore di uno sportivo.

Osteoporosi
Quindi il tessuto connettivo risponde e si modella in base alle richieste.
Come avviene ciò?

Semplicemente le tensioni che passano per un materiale lo deformano. Ciò avviene in qualsiasi materiale. La suola della nostra scarpa riceve una deformazione dal terreno ma noi stessi esercitiamo una deformazione (seppur impercettibile) al terreno.
Tuttavia nei sistemi biologici,quale è il tessuto connettivo, tale deformazione produce una carica (pressione) piezoelettrica che viene letta e riconosciuta dalle cellule come una particolare richiesta, perciò queste cellule risponderanno aumentando, riducendo o cambiando gli elementi cellulari nell’area.
Per questo è meno efficace lavorare esclusivamente in acqua (in assenza di gravità) con una persona che soffre di osteoporosi. Al contrario un lavoro di muscolazione a corpo libero e con sovraccarichi personalizzati darà quell’impulso necessario all’osso per riorganizzare le sue trabecole in funzione delle nuove linee di carico.

Ma torniamo a noi.
Ovviamente a molti interessa anche la MIOfascia a stretto contatto con i muscoli.
La vita che conduciamo ci porta spesso a portare la testa in avanti (magari per guardare il vostro smartphone o tablet o in persone che soffrono di miopia) e le spalle in avanti col petto arretrato e conseguente “gobba” o cifosi toracica pronunciata.
Dolori cervicaliAllineamento cervicale

Magari non ve ne accorgete, ma questo poi diventa un pattern motorio consolidato che molti si portano anche negli esercizi (piegamenti di braccia e panca piana eseguiti con spalle anteposte, guardie di combattimento sbagliate con conseguenti colpi di pugno dove l’omero parte già in intrarotazione aumentando il rischio d’infortuni).
Forma scorretta piegamentiRitorniamo alla nostra testa anteposta. Per trattenerla dal cadere in avanti tutti i muscoli della schiena e del collo andranno incontro a un superlavoro, a una contrazione isometrica/eccentrica per ogni singola ora di veglia.
Questo sforzo crea una carica piezoelettrica che si propaga per tutta la fascia all’interno e attorno al muscolo, i muscoli non faranno più il loro compito di contrazione-decontrazione e si comporteranno solo come bretelle di supporto.
Entrano in scena i fibroblasti dei muscoli ipercontratti: questi per rendere le “bretelle” migliori secerneranno più collagene le cui molecole si polarizzano e si dispongono come aghi di una bussola lungo le linee di tensione.

FibroblastiAttività del collagene

Un muscolo posto ad una breve trazione tenderà a tornare alla sua normale lunghezza una volta rilasciato.
Se si stira la fascia velocemente questa si strapperà.
Stirandola lentamente (come avviene con una busta di plastica) si deformerà plasticamente.
In sostanza: il muscolo è elastico, la fascia è plastica.

Perciò molti metodi che si limitano ad allungare il muscolo per pochi secondi sono fallimentari riguardo all’obiettivo MOBILITA’ GLOBALE.

Al contrario un lavoro di rilascio miofasciale sul muscolo e sulla capsula articolare seguito dal lavoro di allungamento e joint mobility risulta il metodo migliore e più razionale.

Trigger point

Ok, va bene tutta questa teoria ma nella pratica?
Per rispondere ai molti che vogliono anche qualcosa di concreto ecco cosa fare:

1) E’ sbagliato fare come fanno molti: “Sono curvo in avanti allora rinforzo dietro”. Assolutamente NO.
– Rilascio dei trigger point di tutta la parte posteriore della schiena. I vostri muscoli sono bloccati in contrazione eccentrica da questi punti e dalla postura scorretta. Togliete i NODI per ristabilire il flusso di fluidi, la funzionalità muscolare e la connessione con il sistema senso-motorio.
2) Non lavorate solo dove avete dolore, ma cercate punti lontani che EVOCANO lo stesso dolore che avvertite. Questi sono i trigger point da manuale.
La maggior parte delle volte i pettorali saranno accorciati così come anche la fascia che li avvolge. Rilascio miofasciale e allungamento (magari anche usando gli elastici).
Riprendendo il punto sopra. I pettorali non sono a se stanti ma fanno parte della cosìdetta Linea Frontale Superficiale (che vedremo poi più in dettaglio), una linea fasciale che parte: dagli estensori corti e lunghi delle dita dei piedi, tendine sottopatellare, retto femorale , retto dell’addome, fascia sternale, sternocleidomastoideo, fascia dello scalpo.
Quindi rilasciando solo i pettorali non otterremo i risultati sperati perciò è consigliabile rilasciare tutta la Linea Frontale ed equilibrarla con quella Posteriore.
3) Tempo di lavoro: MINIMO 2-3′ per deformare plasticamente la fascia. Nel dubbio meglio abbondare sempre con lo stretching in catena.
4) Ora si può pensare a lavorare con la muscolatura posteriore.
5) Fate gli esercizi in maniera tecnicamente corretta.
Fate attenzione alla postura…fateci caso appena arrotondate le spalle in avanti e correggetevi. Dovete marchiare a fuoco nel vostro cervello il giusto pattern motorio.

Qui di seguito qualche consiglio da Kelly Starrett che illustra dei bei lavori: 1, 2, 3.

Guardare globalmente e agire localmente, ed infine agire globalmente per integrare i nostri rimedi locali nell’intero sistema.

In questo modo la MEC risponderà alle condizioni locali che influiscono sul globale.

Prossimamente pubblicheremo le tre reti olistiche, la teoria del doppio involucro e la tensegrità.
Tutto questo excursus teorico sta alla base non solo del metodo di Myers sui Meridiani Miofasciali ma anche di tutti gli altri sistemi che intendono lavorare sulla mobilità e la postura che andremo ad illustrare più avanti.

Compiti per casa: ogni volta che arrotondate le spalle costringetevi ad avvicinare e deprimere le scapole, senza inarcare eccessivamente la schiena ma mantenendo la spina neutra contraendo gli addominali se occorre. Fatelo il più spesso possibile, anche in macchina dove si può anche immaginare di “spezzare” il volante (tipo panca piana).

Rendi la tua postura di combattimento la tua postura quotidiana,
e la tua postura quotidiana la tua postura di combattimento
Miyamoto Musashi

Bibliografia:
Anatomy Trains, Thomas W. Myers.
Becoming a Supple Leopard, Kelly Starrett
The Trigger Point Therapy Workbook: Your Self -Treatment Guide for Pain Relief, Clair Davis
Anatomia Clinica, Marinozzi.

Note sull’autore Andrea Colarusso
Pagina Facebook
Laurea Triennale in Scienze Motorie e Sportive
Laurea Specialistica in Scienza e Tecnica dello Sport- Sport di combattimento
Canali Postural Method 1° livello
Personal Trainer FIPE 2° livello
Specialista in Kettlebell FIPE
Istruttore FIPL 1° livello
Tirocinante presso Nazionale Olimpica Italiana Taekwondo.
Preparatore Atletico Club Scherma di Roma, settore Spada.
Istruttore Thai Boxe/ K1 FIGHT1
Creatore Satori Training PT .

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Andrea Biasci

Fondatore del Project inVictus e autore di Project Nutrition, il libro sulla nutrizione con più di 90 000 copie vendute, che unisce la teoria alla pratica su base scientifica. Laureato in Scienze Motorie e nella magistrale in Scienze della Nutrizione Umana. Per anni è stato Professore Universitario a contratto presso l'Università degli Studi di Milano. Maggiori informazioni

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